sabato 28 maggio 2016

Amo l'Italia quanto amo il Marocco

Mi chiamo Nihad e vengo dal Marocco.
Quando mi chiedono di raccontare la mia storia e di come sono arrivata in Italia, mi viene un po' difficile perché mi tornano in mente emozioni e sentimenti che durante questi 16 anni ho provato a rimuovere.
A differenza di tante persone che hanno scelto questo paese per migliorare le condizioni economiche e sociali, proprie e dei familiari nel paese d'origine o per fuggire da guerre ecc... io non ho scelto.
Avevo quasi 10 anni allora, quando mia mamma mi disse che saremmo partite per l'Italia.
Era il suo sogno: raggiungere mio padre che vedeva solo ogni tre o quattro anni per un mese o due, migliorare il nostro stile di vita, assicurarmi un futuro migliore e, soprattutto, unire la sua famiglia vivendo tutti insieme: papà mamma ed io, sotto lo stesso tetto.
Beh, io non la vedevo proprio così... Ero ancora piccola ed evidentemente poco brava in geografia, non sapevo esattamente dove fosse l'Italia. Credevo che sarebbe stato come ogni volta che andavamo a trovare i miei zii e che dopo tre o quattro giorni, al massimo una settimana, si tornava a casa, dai nonni, dagli amici del quartiere, della scuola e soprattutto non sapevo che saremmo state per sempre con papà; io non avevo un buon rapporto con lui perché effettivamente non lo conoscevo, lo vedevo poco e non avevo dei ricordi positivi con lui.
Era un giorno del febbraio 2000 quando mia mamma mi svegliò perché dovevamo andare all'aeroporto di Casablanca per poi partire per Milano, dove avremmo trovato papà ad aspettarci...
Ero felice, per me si trattava di una vacanza non di più. Mia mamma insisteva nel dirmi di baciare i nonni ed abbracciarli ed io non capivo perché... Che senso aveva? Tanto saremmo tornate tra qualche giorno!
I nonni e gli zii con cui ero cresciuta piangevano tutti, gli sarei mancata... ma io non lo sapevo e non sapevo che anche loro mi sarebbero mancati... tanto.
Partii per Milano con la mamma e ad attenderci vi erano papà e lo zio, erano tutti felici ed anche io lo ero. Era tutto nuovo per me: dall'ambiente, al cibo, alle persone, alla lingua, al clima.
Per i primi quindici giorni fu tutto divertente, ma poi i miei genitori iniziarono a parlare di scuola, mio padre mi obbligava a studiare a memoria pagine di parole tradotte dall'arabo all'italiano ed allora io iniziai a realizzare che non sarei più tornata a casa mia.. non sarei più tornata nella mia scuola, non sarei più tornata dai miei amici, dai miei parenti.. almeno non in quel momento.
Mi sono sentita tradita da mia mamma che mi aveva portato a vivere con un uomo che non amavo tanto, mio padre e odiavo questo paese che mi aveva portato via dai miei affetti e dalla mia infanzia spensierata.
Dovevo imparare l'italiano, farmi nuovi amici (e non fu facile), andare bene a scuola per non essere bocciata, adattarmi a nuovi orari e nuove routine, conoscere meglio mio papà e adeguarmi a nuove regole.
Qui persi tutto... dai miei punti di riferimento, ai miei appoggi, alla mia identità: nel quartiere dove vivevo ero una bambina molto socievole, avevo tanti amici ed ero conosciuta da tutti. Quando venni qui persi tutto: non avevo amici, non conoscevo l'italiano, non avevo più riferimenti stabili a parte mia mamma. Non ero preparata a tutto ciò.  La mia vita cambiò e fortunatamente ero una bambina abbastanza sveglia ed intelligente e riuscii in meno di un anno a recuperare il passo, imparai l'italiano recuperai tutto il programma scolastico ed iniziai a conoscere questo paese.
Con il passare degli anni acquisii tutti o quasi i valori della cultura italiana, feci mio l'ambiente in cui poi passai il resto degli anni fino ad oggi.
Ed oggi mi rendo conto che amo questo paese, l'Italia, quanto amo il Marocco. Con gli anni ho imparato a conoscerlo e viverlo ed oggi non potrei farne a meno. È diventato la mia nuova casa.
Non so se tornando indietro rifarei tutto ciò, perché per me è stato destabilizzante; sicuramente avrei preferito che mia mamma mi preparasse psicologicamente a quello che è stato un grande cambiamento nella mia vita.
Nihad

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